La Street Art come “riflettore” sociale: San Berillo District

San Berillo è ormai il fantasma di quello che è stato
uno dei quartieri storici della città. Quartiere che un tempo era conosciuto
per le attività artigianali, di giorno, e per la prostituzione, di notte.
Negli anni Novanta era considerato uno dei più
grandi quartieri a luci rosse d’Europa.
Sembrerebbe che la prostituzione sia stata sempre
di casa in questo rione, e in questi termini ha mantenuto la sua “identità”.

La notte il quartiere si anima attraverso il via
vai del giro di “clienti”, creato dalla prostituzione, sia etero che trans. Sui
confini esterni del quartiere si dirama la nuova prostituzione nigeriana, formata
da ragazze che non risiedono nel quartiere, ma che popolano le traverse più esterne negli “orari di punta”.
In questo contesto si inserisce il collettivo Res
Publica Temporanea.
Vari street artists hanno contribuito con la loro
arte e hanno portato avanti quella che ritengono più una missione sociale che
artistica. Gli artisti hanno dialogato con gli abitanti del luogo seguendo
anche le direttive di alcuni di essi, scegliendo assieme il tema delle opere.
Il gruppo vuole riportare il problema sotto i
riflettori della città, opponendosi ai processi speculativi di gentrification per
ridare dignità agli “esclusi” che abitano queste vie.
Le opere, lungi dall’essere solo un mero
abbellimento, occupano le porte murate di alcune abitazioni.
La scelta, ovviamente, non è casuale. Durante un
blitz della polizia, nel 2000, gli agenti irruppero di notte per sradicare l’organizzazione
criminale. Prelevarono le ragazze e in seguito murarono le porte per impedire
nuove occupazioni.

Una ragazza di origini colombiane ha voluto un
Botero, per sentirsi più vicina alle proprie radici.
Curioso come delle porte murate siano ancora in
grado di raccontarci tanto.
Forse la Street Art serve proprio a raccontarci
delle storie che abbiamo scelto di dimenticare.
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